Kit di Primo Soccorso

tre differenti versioni: dalla più minimale in una sacca da 2l alle più corpose per escursioni impegnative

Un piccolo kit di primo soccorso è parte essenziale della dotazione di un canoista, specie per le uscite più lunghe ed impegnative.
La sua composizione è personale, ognuno ha le proprie idee ed esigenze ma alcuni oggetti che ne costituiscono l’ossatura non dovrebbero mai mancare. Vediamo assieme quali sono e scopriamo qualche piccolo consiglio utile.

il Contenitore:

Può essere una sacca stagna, una valigetta ermetica o un barattolo con tappo a vite. In ogni caso assicuriamoci che sia ben riconoscibile anche a chi non ha familiarità con il nostro equipaggiamento abituale; potremmo aver bisogno che qualcun altro ci recuperi il kit dal kayak ed è bene che sia individuabile a colpo d’occhio senza dover aprire ogni sacca e frugare al suo interno per scoprirne il contenuto. Una sacca stagna – magari rossa – su cui disegneremo una croce con un pennarello indelebile o un semplice adesivo da applicare sui contenitori rigidi sono un ottimo modo di riutilizzare a tale scopo qualcosa che già abbiamo in casa.
In commercio si trovano anche sacche stagne rosse con già tutte le diciture utili ad identificare il kit.

i GUANTI monouso:

A riguardo vorrei sfatare un mito. La maggior parte di kit che si acquistano “pronti all’uso” (ad esempio quelli da tenere in auto) contiene un solo paio di guanti sterili. Nulla di più errato. Lo sterile non serve. Teniamo in considerazione il fatto che, nell’esatto momento in cui apriamo la confezione su una spiaggia smettono di essere sterili e diventano semplicemente “puliti” esattamente come quelli che si acquistano a poco prezzo in scatole da 100 in tutti i supermercati.
Il problema dei guanti contenuti nei kit pronti ovviamente non sta nella sterilità, che è un “di più” che male non fa, ma nel fatto che quasi sempre se ne trova un paio solo.
Immaginate di dover pulire una ferita su una spiaggia sabbiosa, presto vi ritroverete con le mani guantate piene di sangue, sabbia ed acqua sporca; non certo la situazione ideale per maneggiare le medicazioni pulite e sterili prima di applicarle su una ferita appena pulita. Oppure può dover capitare di medicare più persone con piccole ferite o abrasioni in seguito ad uno sbarco movimentato ed ognuna merita di essere trattata con guanti puliti. Ricordiamoci che i guanti non servono solo a proteggere chi li indossa ma anche chi riceve assistenza. Ecco quindi che al posto di un singolo paio di guanti sterili è maggiormente consigliabile avere con sé una piccola scorta di guanti monouso da sostituire ogni qual volta sia necessario avere le mani pulite.
Per quanto riguarda il materiale di cui sono fatti oltre al classico lattice (guanti bianchi) si trovano in commercio quelli in nitrile (solitamente di colore azzurro/blu) che sono da preferire in quanto non presentano problemi con soggetti allergici.
E’ bene ricordarsi di sostituire i guanti ciclicamente una volta l’anno; esposti alle alte temperature estive la plastica “cuoce” e diventano frequentissime le rotture durante l’utilizzo.

materiale da MEDICAZIONE:

Un piccolo assortimento di garze, bende e cerotti certamente non può mancare.
Per quanto riguarda le bende apprezzo molto – specie in attività outdoor- la comodità di quelle “coesive” dato che grazie all’elasticità ed all’effetto appunto coesivo (quasi fosse velcro) restano facilmente in posizione; un pezzo di benda a rete tubolare aiuterà ulteriormente a fissare e mantenere in posizione ogni medicazione o bendaggio. Per quanto riguarda i cerotti a nastro affidiamoci a quelli telati, più resistenti all’acqua, o in alternativa (cosa che personalmente preferisco in montagna o in kayak) a del semplice nastro isolante da elettricista che per quanto poco “professionale” è molto diffuso tra gli escursionisti per tenere in posizione le medicazioni ed ha oltretutto mille altri usi nelle attività all’aria aperta potendo essere proficuamente impiegato anche per riparare l’attrezzatura sul campo.

Oltre ad una scorta di garze, da impiegare sia per le medicazioni che per comprimere eventuali emorragie, può tornare utile anche avere con sé un telino sterile allo scopo di proteggere da infezioni ferite particolarmente importanti o ustioni.

una PINZETTA:

Utile per rimuovere eventuali spine o schegge di legno dalle mani o il pungiglione in seguito ad una puntura di ape. Spesso se ne trova una in dotazione nelle guancette laterali dei coltellini svizzeri che, per quanto piccola, è molto precisa ed adattissima a questo scopo.

una FORBICE:

Preferibilmente di tipo bottonuta.

Questo particolare modello permette di tagliare abiti ed altri tessuti con estrema efficacia mentre la sua peculiare forma assicura di non creare ulteriori lesioni alla vittima.
E’ leggerissima, compatta ed economica (si trova in farmacia a 2-3€ circa).
Anche questo strumento può essere utilizzato per altri scopi: la sua efficacia nel tagliare tessuti o teli di plastica torna utile per effettuare riparazioni al volo di attrezzatura o vestiario.

la COPERTA ISOTERMICA (o metallina):

Ci può proteggere dal freddo ma non solo.
Sarà sufficiente stenderla con il lato argentato verso il corpo ed il lato dorato verso l’esterno. Il rivestimento oro consente ai raggi solari di raggiungere il corpo mentre quello interno riflette il calore generato dal corpo stesso limitandone la dispersione. Se ne abbiamo almeno un paio se ne può utilizzare una per isolare il corpo anche dal terreno (sempre con il lato argentato a contatto con la vittima).
Non tutti ne conoscono il suo secondo possibile utilizzo: il doppio rivestimento funziona anche in maniera inversa e potrebbe tornare utile in caso di colpi di calore; basta metterla al rovescio con la parte dorata a contatto della persona così che non impedisca la termodispersione mentre quella argentata, esternamente, rifletterà i raggi solari limitandone l’efficacia.
Ricordiamoci sempre che per gli sport acquatici il rischio ipotermia non si limita alla sola stagione invernale per cui è bene averne con sé una anche nella bella stagione ed almeno un paio nei mesi più freddi.

Serve altro?

Da questa base poi possiamo aggiungere ciò che reputiamo più utile, dalla pocket-mask per chi ha fatto corsi di rianimazione di base alle pastiglie per la depurazione dell’acqua per chi fa lunghe spedizioni passando, ovviamente, per i farmaci di cui uno necessita per uso personale (antistaminici, terapie fisse,…).

Per uscite di gruppo il consiglio coi medicinali è quello di usare un approccio cautelativo evitando di fornirli a terzi, specie se non sono farmaci che la persona assume abitualmente. Non vorremmo certo ritrovarci a dover gestire un’eventuale reazione allergica mentre siamo in un luogo impervio in cui le tempistiche di arrivo dei soccorsi sono ben diverse da quelle che si hanno in città.

Per chi ha il kayak presso un rimessaggio o comunque effettua uscite brevi con carico leggero un consiglio intelligente può essere quello di creare due kit: il primo, più piccolo e ridotto all’osso (guanti, metallina, qualche garza e benda), da “dimenticare” -salvo controlli periodici- in un gavone così da averlo sempre con sé anche quando ci si porta dietro solo una bottiglietta d’acqua mentre il secondo, più completo ed articolato, per le escursioni più strutturate.

Periodici controlli e “revisioni”

La dotazione può e deve essere rimodulata di volta in volta tenendo conto di molti fattori come il variare delle stagione, del tipo di escursione che andremo ad affrontare, dell’ambiente in cui ci troveremo e della possibilità o meno di dover bivaccare. Non dimentichiamoci che nelle stagioni fredde l’ipotermia è un rischio concreto ed importante per cui possiamo considerare come parte integrante del kit di primo soccorso, o quanto meno in senso più allargato come obbligatoria dotazione di sicurezza, una sacca stagna con un cambio completo asciutto e il thermos pieno di thè caldo. Con la bella stagione al contrario dovremo preoccuparci magari di dover affrontare scottature solari o punture di insetti.
Chi soffre di mal di mare dovrà tenere contro dei propri rimedi che non saranno necessari se pagaieremo in acque interne.


Insomma, le molte variabili ci portano a pensare che il kit di primo soccorso non solo vada costruito a livello personale e non sia una questione risolvibile acquistando uno di quelli preconfezionati ma che vada continuamente controllato ed aggiornato in base alle esigenze del momento.