Olympus Stylus Tough TG-6

Marca: Olympus
Modello: TG-6
Tipo: compatta
Tipo sensore: 1/2,3″ da 12Mp
Lente: 4.5-18.0mm f/2.0-4.9  (25-100mm equiv.)
Otturatore: meccanico da 4” a 1/2000 + posaB (modalità live composite)
ISO:100-12800
Prezzo: 380€

immagine del produttore

Parto col dire che non mi ha entusiasmato al 100% ma, viste le concorrenti di altri marchi (non sono molte in realtà le compatte rugged), sono ancora convinto resti la più adatta alle mie esigenze.

Parlando di qualità d’immagine tocchiamo l’aspetto che mi ha lasciato maggiormente l’amaro in bocca. Sono abituato ai file provenienti da un sensore APS-C abbinato ad un’ottica del costo di quasi 1000€ e non pretendevo certo di ottenere prestazioni simili da una macchina grande in tutto poco più di un paccetto di sigarette… speravo però in risultati nettamente migliori rispetto ad uno smarphone di fascia media. Le immagini non esagerano in nitidezza e la latitudine di esposizione è un po’ quella che è; i file che esporta sono RAW (unica fotocamera di questo tipo in grado di farlo) per cui c’è possibilità – entro brevissimi limiti – di provare a rimediare a quanto sopra in postproduzione. Il rumore digitale è ben presente ed anche qui si può intervenire in post-produziome ma è sempre necessario un compromesso per evitare di inficiare ulteriormente sulla scarsa nitidezza.
Nulla di tragico beninteso. E’ un prodotto pensato per l’outdoor ed in contesti diurni con luce normale è più che buona ma le prestazioni calano drasticamente in interni o in orari serali/notturni dove i danni causati dalla scarsa resa ad alti ISO diventano più importanti arrivando ad essere davvero imbarazzante. Insomma, la sera o all’interno un cellulare di fascia bassa è di gran lunga più consigliato.
L’autofocus capita che faccia cilecca in maniera davvero macroscopica nel controluce più spinto anche se sul monitorino si vede il feedback del soggetto agganciato ed a fuoco.

La dimensione del sensore e la minima distanza di messa a fuoco di solo 1cm permettono di effettuare con disinvoltura scatti che, impegando sistemi reflex o mirrorless, sarebbero macro spinte e che quindi necessiterebbero di attrezzatura dai costi esorbitanti e parecchia perizia tecnica.
E’ anche l’unica fotocamera rugged in grado di lavorare in priorità di diaframmi: cosa molto, molto gradita dato che permette di avere un controllo impensabile con altre fotocamere “punta e scatta”. Considerando che è possibile scegliere la sensibilita, l’apertura e regolare la compensazione dell’esposizione comodamente dalla ghiera di fatto si ha la totale gestione del triangolo dell’esposizione. Le aperture utilizzabili sono in realtà solo 3 e dipendono dalla focale impiegata (tutta apertura F2-4.9, uno stop più chiuso ed il diaframma minore F8-18) ma resta comunque una funzionalità che le concorrenti semplicemente non hanno.
Ad onor del vero un’alternativa stagna in grado di fare tutto questo, ed anche di più, c’è. La Leica X-U: perfetta con il suo sensore APSC, esposizione manuale ed ottica fissa ma di qualità Leica.
Di certo li non si avrebbe nulla da dire sulla qualità dei file che sforna… peccato solo costi quasi 3000€.

Il corpo macchina è ben fatto, costruzione ovviamente solidissima, flash sia stroboscopico che led (quest’ultimo può essere usato come torcia anche a fotocamera spenta), ricevitore GPS (anche questo può essere usato a fotocamera spenta visualizzando sul display una bussola e coordinate).
Unico appunto a riguardo è sulla ghiera di selezione dei modi che, sebbene non risulti molle, capita sovente di cambiare impostazione accidentalmente mentre si estrae la fotocamera dalla tasca.
Apprezzato invece il fatto che i due sportelli presenti, il primo per batteria e scheda SD mentre il secondo le prese micro-USB (anche per la ricarica) e connettore micro-HDMI, siano dotati di doppia levetta per evitare aperture accidentali.

Ricca la dotazione di accessori acquistabili a parte; oltre ai soliti “esterni” come custodie ed attrezzatura per l’uso in acqua e sotto l’acqua Olympus ha creato tutta una serie di aggiuntivi che si possono montare di fronte all’ottica tramite un attacco a baionetta. Si trovano ad esempio adattatori per i classici filtri a vite, diffusori per flash ad anello specifici per macro e close-up, veri e propri aggiuntivi ottici sia fish-eye che tele oltre che il copriobiettivo con apertura “a scatto” di cui ho dotato la mia. Un oggetto forse un po’ troppo costoso ma sicuramente utile; mi sono sempre chiesto come mai un sistema di protezione dell’ottica sia spesso presente anche sulle compattine più economiche mentre non si trova in nessuna fotocamera rugged (costruita per essere buttata al volo in uno zaino, in tasca assieme al Victorinox o nel gavone di una canoa assieme ad una miriade di altri oggetti potenzialmente in grado di danneggiarne la lente frontale). Ecco quindi che la possibilità di impiegare questo aggeggino è per me una delle carte vincenti di questo piccolo sistema: oltre che a proteggere da danni fisici l’ottica è molto utile per evitare che piccole gocce d’acqua rovinino le fotografie… e chi sa mai che le ampie possibilità di controllo dell’esposizione non invoglino anche a prendere l’adattatore per impiegare filtri polarizzatori o ND.

kayaker’s gear

Il software è la va vera potenza di questa macchina. Oltre al formato RAW ci sarebbe da dire molto; i menù sono facili ed intuitivi, si prende subito la mano nonostante sia piena zeppa di funzioni.
Lasciando perdere decine e decine di funzionalità ritenute ormai banali (bracketing esposizione, HDR, riprese intervallate, livelle elettroniche….) sembra di armeggiare con le ammiraglie della serie OM-D; c’è il live composit che ha reso Olympus marchio di elezione per chi fa lightpainting,è in grado di effettuare in automatico ed in tempo zero il focus-stacking sulle macro (cosa che richiederebbe una reflex e parecchio tempo sia durante la fase di scatto che quella di post-produzione), la modalità pro capture per le scene rapide, il blocco della messa a fuoco che consente -anche questa una chicca per le macro – di effettuare aggiustamenti manuali del fuoco oppure di mettere direttamente a fuoco all’infinito in modalità live composit quando stiamo facendo un panorama notturno e l’assenza di luce impedisce di agganciare un soggetto.
Ovviamente presente una gran quantità di profili colore, alcuni specifici per riprese subacque, che saranno però poco utili a chi sceglierà di salvare i dati grezzi.
Insomma, c’è molto più di quello che obiettivamente mi possa servire.

Vi è anche possibilità di utilizzare la fotocamera come tracker GPS e vedere a fine escursione il percorso effettuato (oltre al GPS è dotata di barometro e termometro) e visualizzarne di conseguenza gli scatti coi loro geotag.


L’esposimetro è un po’ pazzerello. Mi sembra che in esterno tenda a sovraesporre, o meglio a far risultare belle vivide e luminose le zone d’ombra anche se questo significa bruciare gran parte del cielo. Al contrario in interno ha forse la tendenza a salvaguardare le zone delle alte luci a scapito dei dettagli negli angoli più bui (questo anche per non avere tempi di posa biblici probabilmente). Poco male, sul display è sempre ben visibile l’istogramma e basta un colpo di pollice sulla ghiera per compensare l’esposizione di quegli 0.3, 0.7 o 1 stop che sono necessari per ottenere un’immagine secondo i propri gusti. Il consiglio, a tal proposito, è quello di usare i meccanismi di regolazione solo quando ci si può dedicare del tempo e verificare il risultato; nelle altre situazioni in cui si scatta “al volo” conviene mettere tutto in AUTO e lasciar fare all’elettronica dato che si potrebbe facilmente essere tratti in inganno e -vista la risicata latitudine di esposizione – poi non c’è praticamente margine di recupero in post.


A mio avviso totalmente inutile la funzione teleconverter che è un semplice crop… non capisco come mai le abbiano addirittura dedicato una posizione sui tasti a croce.

Per finire il Wi-fi permette di collegare la fotocamera ad un’app (la stessa usabile anche per le OM-D) e remotizzarla dal proprio smartphone. Anche questa è ben fatta e facile da usare.

In conclusione il bilancio è tutto sommato positivo; certo non è perfetta… ma, oltre che in kayak (motivo per cui l’ho tanto desiderata), mi sta dando qualche piccola soddisfazione nella vita di tutti i giorni quando non è possibile portare con se il corredo reflex. Questa piccola compattina permette di fare qualche fotografia senza far troppo sentire i limiti tecnici delle piccole punta e scatta o degli smartphone conservando una grande facilità di utilizzo abbinata ad alcune fuzione tipiche delle fotocamere manuali top di gamma.