Lixada fornelletto pirolitico

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Marca: Lixada 
Modello: fornello pirolitico (non ha un nome vero e proprio)
Materiale: acciaio inox
Dimensioni: da chiusa nella sacca altezza 8cm – diametro 14cm
                    da montata altezza 16,5cm – diametro 13 cm
Peso: 380g 
Costo: 30€

Questo prodotto è un fornelletto a legna (ma non solo) in grado di innescare il processo di pirolisi utile per aumentare l’efficienza della combustione.

Lixada è un marchio cinese che mette sul mercato di tutto e di più: componenti per pc, abbigliamento, lampadari, ed anche accessori per outdoor. Questo prodotto si può facilmente trovare sui vari e-commerce cinesi anche con marchi diversi; Lixada è quello che lo vende in europa tramite Amazon.

CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE

Arriva in una pratica sacchetta. Si compone di quattro parti che, smontate, vengono inserite l’una dentro l’altra in stile matrioska così da minimizzarne l’ingombro.

Una volta rimontato nel corpo vi è l’intercapedine traforata necessaria per creare la circolazione dei gas che – una volta a regime – si trasformerà nel processo chimico di pirolisi (vedi immagine sotto).
La parte superiore è l’anello che restringe leggermente la bocca, dotato di reggipentola richiudibile.

Questo tipo di stufa può essere impiegata con una gran varietà di combustibile a partire da legnetti, pellet, gusci di noce ma anche foglie secche e sterpaglie. Ovviamente ogni carburante avrà il suo diverso rendimento e durata (molto molto breve per quanto riguarda gli ultimi due).

A quanto sopra si può aggiungere dell’olio vegetale (o quello per le lampade) che ne aumenta il potere calorifico. Mi è capitato di sfruttare questo quando si vuole fare la classica pasta col tonno ma – in mezzo alla natura – non si ha modo di smaltire l’olio in eccesso della scatoletta.

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IN USO

La prima cosa da sapere è che la combustione qui funziona “al contrario”. Siamo abituati ad avere il fuoco sotto e la legna nuova sopra. La pirolisi non prevede di bruciare direttamente la legna ma i gas prodotti dal riscaldamento della stessa. Per cui si riempie il fornello da spento e si accende da sopra. Il sistema a doppia camera forzerà l’aria in modo da creare un vortice; dalla fiamma l’aria scende lungo la camera di combustione ed estrae i gas dal combustibile che poi risaliranno nell’intercapedine per essere espulsi sulla fiamma stessa e di conseguenza bruciati.
Questo processo è visibile dato che si può osservare direttamente la fiamma uscire dagli ugelli laterali e non risalire dalla camera centrale. Certo, questo non sempre avviene in maniera perfetta, specie se il fornelletto è investito esternamente da movimenti d’aria che ne turbano la circolazione interna. Per cui il processo chimico probabilmente non sarà una  pirolisi pura da laboratorio ma probabilmente un ibrido tra questa ed una combustione normale.
Questo processo di combustione tende anche a produrre meno fumo ma sporca il pentolame tanto quanto ci si aspetterebbe dal fuoco di legna.

Nella dotazione vi è anche un piattino utile ad accendere l’esca che poi si trasferirà nel fornello carico. Gli amanti del bushcraft troveranno simpatico reperire in natura e sul posto materiale per l’accensione; io preferisco organizzarmi in altro modo. Anche da chiusa all’interno c’è dello spazio in cui ho inserito una scatoletta ermetica con dei fiammiferi ed alcuni cubetti di Diavolina vegetale; basta un pezzo di questo innesco posizionato sopra al carico ed un fiammifero per dare il via alla stufa.
Questo piattino può essere inserito all’interno del fornelletto nel caso si abbia necessità di riconvertirlo ad Esbit o alcool; in questi casi il braciere interno va montato al contrario per fungere da rialzo.

Il carburante inserito brucerà più velocemente rispetto ad un classico fuoco a terra, è comunque possibile effettuare dei rabbocchi di combustibile a sistema già acceso ed innescato. Non so se è una mia impressione ma direi che il rendimento cali drasticamente rispetto a quando sta consumando il primo carico completo.

Questo sistema oltre che “discreto” per via del poco fumo è anche abbastanza sicuro dato che non si corre alcun rischio di far partire tizzoni ardenti. Cade giusto qualche briciola verso il basso ma rimane sempre all’interno del fornello per cui basta assicurarsi di avere una superficie a terra priva di materiale incendiabile di dimensioni poco più larghe del fornello stesso per poterlo impiegare con buoni margini di sicurezza (sicuramente più del cerchio di pietre in cui accendere un fuoco).

Una volta spento il poco spessore del materiale fa si che ci metta davvero poco per raffreddarsi e poter essere svuotato e riposto. La sacca in dotazione aiuta ad evitare che sporchi il resto dell’attrezzatura di fuliggine.

Il creatore del primo fornelletto pirolitico, ovvero la LuciaStove (da cui i cinesi hanno poi “preso ispirazione”), incitava gli utilizzatori a lasciare i residui di carbone in natura in quanto costituiscono un ottimo fertilizzante; di gran lunga migliore rispetto alle ceneri ottenute dalla combustione normale.

Non l’ho mai utilizzato con la moka per via dell’altissimo rischio di verder colare il manico. Oltretutto il reggipentola sarebbe troppo largo. Attenzione quindi se si impiegano padelle con manici in plastica.
Le dimensioni sono ideali per pentolame e gavette adatte a cucinare per 2 persone.
Viene prodotta anche una versione di dimensioni maggiori (adatta indicativamente a 3-4 persone) leggermente rivista nella parte superiore.

CONCLUSIONI

Non ho avuto modo di fare un confronto diretto con altri fornelletti a legna non pirolitici (tipo Bushbox)… ma anche se vogliamo considerare questo Lixada un gadget c’è da dire che funziona, è un oggetto simpatico, si trasporta facilmente ed il costo è invitante anche rispetto alle alternative non pirolitiche sempre made in China… quindi, perchè no?