Lago di Mezzola, Pozzo di Riva e Mera settentrionale

Tempo di percorrenza: una giornata/mezza giornata
Percorrenza: 11 nm
Grado di difficoltà: Medio-basso

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Descrizione delle difficoltà:

il bacino è relativamente piccolo, ma spesso battuto da forti venti provenienti dalle valli. Si può dare per scontato, specie d’estate, di trovare forte vento nel tardo pomeriggio.
Il pregio di questa parte del Lario è che la navigazione a motore è consentita ma con moltissime limitazioni quindi dal punto di vista del traffico si può stare tranquilli anche durante la bella stagione.
Durante l’inverno il clima è particolarmente rigido e l’acqua estremamente fredda; anche in estate la temperatura dell’acqua può essere pericolosa.

Periodo consigliato:

Merita di essere visto in tutte le stagioni sia per osservare come cambia radicalmente l’ambiente col variare dei livelli idrometrici sia per le caratteristiche che rendono unico il panorama in ogni stagione dai caldi colori autunnali, ai ghiacci invernali per finire con l’esplosione della flora in primavera/estate. L’inverno con tutto il paesaggio imbiancato ed i rami morti del fiume con le sponde in ombra ghiacciate  è, a mio avviso, il momento in cui il luogo mostra tutto il suo fascino.
Risalire il Mera con l’acqua bassa può essere molto avventuroso dato che ci si arena in continuazione sui banchi di sabbia; si punta la pagaia e ci si spinge indietro per cercare un nuovo passaggio. Con l’acqua alta la risalita è facile data la scarsissima corrente.

Punti d’imbarco:

Per questo particolare percorso è comodissimo il Lido di Campo (comune di Novate Mezzola). Ampio parcheggio gratuito deserto per la maggior parte dell’anno. In estate conviene arrivare la mattina presto.


Descrizione:Itinerario alternativo rispetto al classico periplo del lago di Mezzola proposto nell’altra scheda itinerario che consente di raggiungerne tutti i punti di maggior interesse (la chiesetta di S. Fedelino, le pareti a strapiombo della sponda occidentale e la cascata) oltre che di esplorare il Pozzo di riva e di risalire il Mera fin dove è navigabile in kayak mantenendo comunque un percorso non troppo lungo. Si salta la navigazione lungo la sponda di Verceia, per nulla interessante.

Dall’imbarco si va in direzione del Mera e si prende subito il primo canale (lungo meno di 1nm largo circa 10-15m) che ci porta verso il Pozzo di Riva. Un piccolo bacino tondo la cui circonferenza è circa 2km. Questa zona nel medioevo ospitava un porto commerciale abbastanza importante prima che le alluvioni portassero alla formazione delle zone pianeggianti che oggi separano questi specchi d’acqua dal resto del Lario. Il laghetto oggi ospita un grosso canneto ed un panorama mozzafiato sui monti della bassa Valchiavenna, purtroppo però la storia recente racconta anche di decenni di inquinamento subiti da questo piccolo specchio d’acqua  durante l’industrializzazione nell’ultimo dopoguerra.

Da questo piccolo bacino si possono anche esplorare le “Merette”, termine locale per definire i  piccoli canali che si vanno via via a restringere fino a diventare ciechi da cui arriva l’acqua proveniente dal vicino fiume.

Dopo aver effettuato il periplo del Pozzo di Riva, tornati sul lago di Mezzola tramite lo stesso canale, si imbocca il Mera per risalirlo. Con acqua bassa (tipicamente durante l’inverno) il ramo più occidentale, proprio di fronte alla chiesetta di S. Fedelino, va in secca e ghiaccia completamente mentre nella bella stagione l’acqua alta arriva a pochissimi metri dal tempietto. Risalendo il Mera si costeggia una grossa cava di sabbia (in sponda sx) mentre il lato opposto è completamente selvaggio. Si riesce ad arrivare fino ad un grosso isolotto con delle piante poco prima del ponte di Ponte Nave, siamo a circa 2nm più a monte di San Fedelino. Oltre non è possibile proseguire neanche con acqua alta.

Pochi metri prima dell’isolotto, in sponda destra, c’è una specie di corto ramo morto che esce perpendicolare rispetto al fiume; si trovano delle grandi pietre sagomate a formare delle antiche costruzioni. Si tratta dei resti del porto romano di Summolacu (in latino sommità del lago) da cui prende nome l’attuale comune locale di Samolaco.
Esattamente come suggerisce il toponimo qui è dove arrivava, in antichità, il Lario.

Riscendendo a San Fedelino si torna nuovamente sul lago per percorrere la breve sponda nord caratteriezzata da canneti e boschi per poi scivolare lungo la sponda ovest con le sue imponenti pareti a strapiombo. Oltre la scogliera si trova l’unica abitazione di questa sponda e subito dopo la famosa cascata. Da qui una traversata diretta di circa 2nm ci riporta direttamente al punto d’imbarco.