Sulle unità di misura in kayak da mare

Tra i kayaker marini vi è una diatriba riguardante l’unità di misura da utilizzare per le proprie attività: moti trovano più consono un approccio decisamente marinaresco esprimendosi in miglia nautiche e nodi al contrario di chi usa il più comodo e conosciuto chilometro.

E’ una problematica unica di questa specialità; i canoisti fluviali usano esclusivamente il sistema metrico (o le miglia terrestri nei paesi anglofoni), questo perché la navigazione in acque interne è sempre stata storicamente e per convenienza diversa da quella marina. Per canali o sui grandi fiumi le distanze erano prese lungo le alzaie o tra un paese e l’altro quindi, di conseguenza, rilevate e misurate con metodi terrestri.

Solo nel settore del kayak da mare c’è chi preferisce un metodo e chi l’altro.

SPOILER:

Ho fatto scuola di perito tecnico del trasporto aereo e, contestualmente al diploma, ho conseguito anche il brevetto di pilota privato di aeroplano. Sebbene poi abbia abbandonato del tutto il mondo dell’aviazione questo tipo di studi mi ha abituato ad usare le miglia nautiche per misurare le distanze ed i piedi per le quote. Ne consegue che io – ovviamente- faccio parte di quelli che tifano per il miglio nautico.

Ma cominciamo a capire di cosa stiamo parlando.

MIGLIA NAUTICHE, MIGLIA STATUTARIE, CHILOMETRI

Non si tratta solo di differenti unità di misura ma fanno proprio riferimento a sistemi diversi.

  • Il chilometro (sigla km) è semplicemente un multiplo del metro. Parametro a noi familiare, parte del Sistema Internazionale di unità di misura, è tra i tre indubbiamente il più intuitivo in quanto i multipli ed i sottomultipli sono a base 10. Quindi, come tutti ben sappiamo, per passare da metri a chilometri o centimetri basta semplicemente aggiungere o togliere zeri.
    Sebbene il Sistema Internazionale di unità di misura preveda che la velocità si misuri in metri al secondo (sigla m/s) è decisamente più diffusa in ambito non scientifico usare il chilometro orario (sigla km/h). Essendo le unità misura del tempo non a base 10 (1h = 60’ = 3600”) ne consegue che la conversione da m/s a km/h non sia così immediata in quanto 1m/s sono 3,6km/h ma questo poco ci importa.

Diversamente funziona nei paesi anglofoni dove per misurare le distanze si usano miglia, iarde, piedi e pollici. E qui bisogna fare attenzione a non cadere in confusione: sono di uso comune due tipi di miglio:

  • Il miglio statutario, o miglio terrestre (statute mile, o più di frequente semplicemente mile, miglio) deriva dall’antica unità di misura dei romani che – come il nome suggerisce – si è ricavato semplicemente contando 1000 passi. Ancora oggi molti paesi, un tempo villaggi esterni alle città romane, portano come nome la distanza da esse (Sesto San Giovanni, Quartu Sant’Elena, Decimomannu, Settimo Torinese, Sesto Fiorentino,…).
    Nel Sistema Imperiale Britannico – le cui misure erano ricavate dall’anatomia umana come richiamano facilmente il pollice (inchin) ed il piede (feet ft)- il miglio statutario è l’unità di misura delle distanze sulla terra ed è per convenzione fissato in una lunghezza pari a 1609 metri.
    La velocità si misura in miglia orarie (Miles per hours – sigla MPH).
  • Il miglio nautico (nautical miles – sigla nm) ha storia ed origine del tutto diversa. Si tratta di un’unità di misura appositamente ideata per le navigazioni marine, poi adottata anche dal settore aeronautico, e si ricava dalle dimensioni del globo; il miglio nautico è pari alla lunghezza di un primo di grado lungo un meridiano. Non essendo la terra una sfera perfetta ma un geoide schiacciato ai poli tale distanza non è esattamente identica ad ogni latitudine; per convenzione si utilizza la misura rilevata a 45° di latitudine che risulta essere pari a 1852 metri. Comunque lo scarto tra la lunghezza di 1’ di grado meridiano all’equatore o ai poli è di pochi metri, quindi del tutto ininfluente quando si fanno i dovuti calcoli.
    La velocità si misura in nodi (knots – sigla kts) che sono le miglia nautiche all’ora.


Attenzione: per evitare fraintendimenti tra kts e MPH non si usa mai riferirsi con espressioni tipo “miglia all’ora” per indicare i nodi.


Vi è da dire che lo stesso Sistema Internazionale di unità di misura riconosce il miglio nautico come metodo preferenziale per la navigazione sia marina che aerea (e quindi, potenzialmente, la discussione potrebbe terminare qui).
La comodità dell’uso di tale sistema rispetto ai precedenti stava – e sta – nelle lunghe traversate in cui si determina(va) la posizione (ad esempio con il sestante) e si traccia(va) la rotta facendo calcoli di trigonometria. Rotte che erano definite e calcolate non come “percorsi lineari” lungo un’ipotetica strada ma come archi di circonferenza sul globo. Ecco perchè torna comoda un’unità di misura che si rifà ad una misurazione angolare: senza fare ulteriori conversioni, già dagli angoli in gioco, si ha idea della distanza tra due punti essendo ogni primo di grado percorso sull’arco di circonferenza un miglio nautico e, di conseguenza, ogni grado 60 miglia nautiche.

L’ANGOLO DELLE CURIOSITÀ

L’uso del sistema che prevede il miglio nautico come misura delle distanze per la navigazione avviene in quasi tutto il globo ad eccezione della Russia e della Cina i quali utilizzano da sempre il sistema metrico decimale anche per tali scopi. Gli aeroplani che varcavano il confine con la Russia nell’era analogica erano dotati di doppi strumenti o di indicatori in grado di essere settati con entrambi i riferimenti (velocità in kts e km/h, quota in ft e m, pressione atmosferica per gli altimetri in mmHg ed inHg). Oggi, con l’avionica completamente elettronica, basta un comando per dire al computer di bordo quale sistema si intende utilizzare.


Il termine “nodo” deriva dal primo rudimentale metodo di misura della velocità usato sui velieri. Si lasciava srotolare in acqua una cima con dei nodi distanziati in maniera regolare e nota; dopo un dato periodo di tempo la si recuperava contando i nodi finiti in mare. La la lunghezza di cima finita in acqua equivaleva alla distanza percorsa dalla nave (rispetto all’acqua) ; dividendola per il tempo impiegato si aveva una stima della velocità.

Per quanto riguarda i sottomultipli delle unità di misura facenti parte del sistema inglese c’è da specificare che non serve prenderci confidenza; per quanto ci riguarda in caso di misure inferiori al miglio nautico è consuetudine usare frazioni dello stesso. A titolo di esempio, riferendosi alla traversata necessaria per tagliare l’imboccatura di un porto o per raggiungere un’isolotto, non serve fare complicate e laboriose conversioni in altre unità di misura anglosassoni poco pratiche ma ci si servirà di un più comodo “mezzo miglio nautico” o “quarto di miglio” semplificando enormemente anche la stima del tempo necessario sapendo la nostra velocità di crociera in kts.

COSA USARE IN KAYAK DA MARE

una carta nautico-turistica: per me è la mappa ideale per un kayaker; racchiude informazioni utili per la navigazione da diporto sottocosta ma anche strade e riferimenti terrestri.

Come già accennato consultando le carte nautiche, i portolani o le fonti di dati meteo marini ci troveremo giocoforza indirizzati verso unità di misura nautiche. Vi è un nutrito gruppo di persone che sono sia kayaker che velisti mentre altri oltre ad amare la pagaia hanno la patente nautica per imbarcazioni a motore; costoro ragioneranno automaticamente ed istintivamente in miglia nautiche e nodi.
In un luogo che non conosciamo, parlando con un marinaio del posto per chiedere informazioni sui tragitti e sui venti non vi è dubbio che che sia più facile approcciarsi con le unità di misura usate in mare… e faremmo un po’ la figura dei fresconi se in chiedessimo ad un velista “quanti km/h di vento ci possiamo aspettare in serata?”. In fondo anche noi sogghignamo sotto i baffi quando si incorcia un sit-on-top a noleggio il cui occupante ci chiede, vedendo una pagaia groenlandese, il perché della forma del nostro strano “remo”. Ogni ambiente ha le sue regole, il suo linguaggio e la sua terminologia tecnica ed è in giusto che sia così.

Già nelle acque interne però, come si è detto, non è scontato si faccia tutti riferimento a tale sistema; specie se si parla di piccoli diportisti “della domenica”. Non è raro trovare negli uffici turistici cartine per “gommonauti” o clienti dei noleggi di piccoli natanti usabili senza patente nautica con scale chilometriche.

Oltretutto spesso e volentieri preferiamo non utilizzare carte nautiche ma carte terrestri in quanto più ricche di dettagli e punti di riferimento interessanti lungocosta come le strade per raggiungere la zona di imbarco/sbarco o luoghi di interesse storico/culturale. E su queste, senza dubbio, la scala grafica ed ogni altro riferimento sarà in chilometri.

Se poi passiamo al fiume verremmo probabilmente guardati come alieni se misurassimo le discese in miglia nautiche.

Si è discusso quindi sulla possibilità di usare le miglia nautiche per l’acqua salata ed il chilometro per l’acqua dolce. Potrebbe essere una buona idea ma si tornerebbe comunque al punto di partenza.
Il mondo dei canoisti non è suddiviso in compartimenti stagni fortunatamente. Chi va per mare va anche per laghi e viceversa. Chi effettua trekking nautici marini tracciando la rotta su una carta nautica può trovarsi il fine settimana successivo al lago oppure in acqua bianca con un kayak da creek dove sarebbe ridicolo parlare di altro se non di metri; oppure ancora su un grande fiume in canadese con una carta stradale e relativa scala chilometrica per rapportare la distanza fino al prossimo ponte o centro abitato.
Al contrario chi frequenta maggiormente le acque interne sarà portato, per abitudine, a ragionare con il sistema metrico anche quando si ritroverà in vacanza al mare e sarà giocoforza utilizzare una carta nautica vera e propria…il risultato è che sempre nel gruppo durante i briefing una metà sarà intenta a fare le dovute conversioni.

Se ne deduce quindi che è giocoforza avere familiarità con ambedue i sistemi.

LA CONVERSIONE FACILE

Dopotutto non è così complesso abituare la nostra mente a convertire al volo le due unità di misura con una buona approssimazione. Se abbiamo un certo dato in km basterà dimezzarlo, arrotondando in eccesso, per ottenere una stima abbastanza precisa delle nm in gioco; viceversa se partiamo da una cifra in nm la dovremo raddoppiare arrotondando per difetto. Lo scarto di errore -dimezzando o raddoppiando- è inferiore al 10%.
Essendo la misura della velocità in tutti e due i casi basata sull’ora come unità di tempo la conversione tra nm e km è esattamente la stessa che tra kts e km/h.

es.1: 15km → 15 / 2 = 7,5 → arrotondando per eccesso (comunque meno del 10%) circa 8nm (conversione esatta 8,09nm)
es.2: 15nm → 15 x 2 = 30 → togliendo poco meno del 10% circa 28km (conversione esatta 27,78 km)

IN CONCLUSIONE

Dopo tutta questa prolissa esposizione non siamo ancora riusciti a trovare una risposta alla domanda di partenza: “quale unità di misura sarebbe più corretto usare in kayak da mare?”.
Miglia nautiche per acqua salata e sistema metrico per acqua dolce?
E’ una buona idea.
Oppure adottare il sistema di misura a cui fa riferimento la cartina che abbiamo intenzione di usare?
E’ un’altra buonissima idea.
Entrambe le opzioni hanno dei fondamenti logici.

Ma al di là della logica possiamo senza dubbio avere preferenze; ed ognuno ha la propria che ha eletto a mo’ di standard personale.

La mia opinione è che se osiamo chiamare “navigazioni” le nostre escursioni e se talvolta chiamiamo -sotto certi punti di vista impropriamente- “barca” il nostro kayak da mare allora non vedo perché non dovremmo adottare come unità di misura principale in mare e sui grandi laghi quella che è stata creata appositamente per la nautica. E’ lì per noi; facciamola nostra!

Si potrà a questo mio punto di vista facilmente obiettare dato che, poco più sopra, ho appunto scritto che la comodità di questo sistema è nata proprio da esigenze di immediatezza nel calcolo trigonometrico delle lunghe rotte, ovvero di un ragionare le proprie rotte non direttamente sulle distanze terrestri ma pensando in gradi e primi di grado sul planisfero. Noi abbiamo percorrenze davvero piccole, oltretutto strettamente sottocosta, per cui questo tipo approccio e questi complicati calcoli sarebbero tanto inutili quanto ridicoli.
Ma in fondo il kayak è nato per la caccia e per l’autosussistenza, gli inuit anche solo di pochi decenni fa probabilmente troverebbero altrettanto ridicolo l’uso che ne facciamo oggi noi uomini moderni che usiamo grosse barche a motore -più sicure ed efficienti- per la pesca e le attività necessarie mentre il kayak a pagaia di fatto è un passatempo, uno svago.
Che problema c’è allora se sulle nostre piccole “barche” decidiamo di misurare le nostre “navigazioni” in miglia nautiche? E’ forse un piccolo dettaglio in più che contribuisce a farci sentire degli avventurosi, dei piccolissimi esploratori in un grande mare da scoprire.
Quindi non posso che concludere esclamando: viva il miglio nautico!!!