Sull’acqua Con La Canoa

Titolo: Sull’acqua Con La Canoa
Collana: I manuali del trapper
Autori: Bradford Angier, Zack Taylor
Prezzo: non più in vendita
Anno: 1978
Editore: Longanesi
EAN: 2565666068750

la collana “i manuali del trapper” erano una raccolta di volumi scritti in America riguardo vari argomenti utili agli amanti del trapping/bushcraft e successivamente tradotti in Italiano da Longanesi negli anni’70.
Tra gli altri argomenti vi era anche questo volume riguardo la canoa.
Parliamo di un vero e proprio manuale in cui si descrive cos’è la canoa (canadese), vengono illustrate le tecniche e manovre base di conduzione sia a pagaia che con pertica, nozioni di manutenzione e riparazione, sicurezza e navigazione sia lacustre che fluviale. Ma si va anche oltre questi argomenti prettamente tecnici con la descrizione di alcuni percorsi (in Canada), nozioni riguardanti l’allestimento del campo nelle vicinanze di un fiume,  la preparazione di viaggi, la cucina da campo con ricette, metodi di cottura e la vita da canoista.
Una lettura sfiziosa ed interessante, per quanto soffra non poco di vecchiaia. Già dalle prime pagine è evidente che la sua stesura è stata durante un periodo storico ben diverso dall’attuale riguardo agli sport di pagaia. Era il periodo d’oro delle canoe in alluminio, in cui vi era ancora una nutrita schiera di appassionati fedeli alla costruzione in legno e tela; rare erano le prime canoe in vetroresina (chiamata a volte “plastica” dato che ai tempi non era necessario far distinzione tra i materiali compositi e le resine termoplastiche come il polietilene). Nella traduzione si riscontra solo una lieve imprecisione quando, talvolta, si usa il termine voga per definire la pagaiata.

Il testo è accompagnato da qualche rara foto in bianco e nero ma soprattutto da numerosi disegni di pregevole fattura.

Vi è inoltre da aggiungere che anche la traduzione Italiana si apre con un’introduzione scritta da un nome noto della canoa turistica italiana ovvero Guglielmo Granacci.
Forse questa pagina e mezzo, aggiunta all’edizione in lingua originale, è la parte più attuale del testo.

Le prime righe dell’introduzione del Granacci:

In Italia, dove non c’è stata, accanto alla tradizione del popolo di santi, poeti e navigatori, una tradizione di <popolo di canoisti>, quando si parla di <canoa> i più intendono indiscriminatamente la canoa olimpica e quella fluviale, lo sport di Perri e quello di D’Angelo, la canoa originaria dell’America del Nord e il kayak eschimese: si fa di tutta l’erba un fascio e si serve il tutto sul piatto dell’agonismo. […]

A chi consiglio questo libro: Negli ultimi anni è scoppiata una gran moda riguardo il bushcraft; di conseguenza tutti i libri vintage a riguardo hanno subito un rialzo delle quotazioni da cui questo non è esente pur essendo un volume specifico sulla canoa (la vecchia edizione del più generico “manuale del trapper” può tranquillamente superare le 50€).
Ho recensito altri manuali di canoa  piuttosto datati che si possono trovare nei vari mercatini / siti di libri usati a prezzi ridicoli (vedi “corso base di canoa e kayak” e “manuale di canoa e kayak“)… ma devo ammettere che questo è decisamente più interessante. Forse perché non è un manuale tecnico scritto in maniera “scientifica” da pagaiatori europei che erano più interessati all’agonismo che al turismo; questo testo è evidentemente scritto da chi la canoa la usava allo stesso modo – e con gli stessi scopi – degli indiani d’America e dei commercianti di pellame. Si da per scontato che la sera ci si accampi su una spiaggia a bivaccare davanti ad un fuoco per riposarsi prima di riprendere il viaggio all’alba del giorno successivo.
Certo, a meno di interessi o ricerche particolari non consiglierei di spendere più di 10/15€ per questo libro. Se però si ha la fortuna di trovarlo a pochi spicci in qualche bancarella oppure – come nel mio caso – nella biblioteca pubblica una lettura la merita. Probabilmente non accrescerà il nostro bagaglio di conoscenze ma sicuramente avrà la capacità di riportarci con la mente indietro di qualche decennio, quando i canoisti più moderni pagaiavano in una Grumman di alluminio rivettato a mano mentre i tradizionalisti giravano nelle classiche canoe in doghe di cedro.