La scelta dell’attrezzatura

Usare una macchina ad ottiche intercambiabili in kayak richiede qualche sforzo e parecchi compromessi. Insomma è una cosa un po’ folle ma una volta che ci si abitua ad un determinato tipo di approccio alla fotografia è difficile rinunciarvi. Nulla di etico e nessun fanatismo, specie riguardo la posizione Manuale della ghiera dei modi (modalità che per altro uso raramente ed assolutamente mai in canoa) ma la qualità d’immagine -rispetto alle punta e scatta- è decisamente maggiore. Si ha la possibilità di scegliere ottiche con lunghezze focali estremamente diverse, si ottengono file di immagine grezzi che possono essere sviluppati a piacimento, si può decidere l’estensione del campo di messa a fuoco, il compromesso giusto tra tempi di scatto per evitare il mosso e sensibilità per limitare il rumore.
Pur rimanendo su sensori di formato ridotto, ovvero l’APS-C oppure il micro4/3, abbiamo una superficie fotosensibile che è decisamente più grande rispetto al sensore delle compatte impermeabili molto diffuse in questo ambito ( circa 24x15mm del formato APS-C contro 6×4,5mm del formato 1/2,3” tipico delle compatte, per capire le proporzioni vedi immagine sotto ).
Anche la qualità ottica è decisamente migliore. Su questo lato dobbiamo dire che anche le compatte economicissime tendenzialmente sono valide se non consideriamo la funzione zoom: alla larghezza focale più grandangolare danno buoni risultati ma se zoommiamo quasi sempre i limiti saltano fuori. Pur montando l’ottica kit base che spesso viene “regalata” assieme ai corpi entry-level abbiamo qualcosa di decisamente migliore ed usabilissimo a tutte le lunghezze.
Non facciamo di tutta l’erba un fascio: ci sono ottiche per reflex dalla resa scadente così come compatte di altissima qualità (queste ultime però hanno prezzi che superano di gran lunga l’acquisto di un corpo macchina + ottica di medio livello).

Ecco quindi qualche considerazione di cui tener conto quando andiamo a scegliere quale corpo macchina e quale ottica acquistare per le nostre avventure in canoa.

il corpo macchina

Tra i tantissimi corpi macchina sul mercato trovare quello giusto per noi può sembrare difficile… in realtà la scelta non è poi molta dato che bisogna assolutamente prendere in considerazione SISTEMI che offrano tropicalizzazione, ovvero resistenza alle intemperie. Non speriamo di trovare certificazioni IP o dichiarazioni di impermeabilità; sono semplicemente impensabili su un sistema che per sua natura è modulare. Un unico tentativo a riguardo lo fece Nikon con la serie 1AW1 ma fu un fallimento, il solo fatto di dover cambiare obiettivi prevedeva l’ingresso di aria esterna che, portando la macchina in acqua nel momento in cui il tutto si raffreddava era spesso causa di condensa tra il corpo e le lenti.
Tropicalizzazione significa che ci sono guarnizioni su ogni sportello, tasto o ghiera che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) proteggere le parti interne. NON significa che possiamo immergere tutto in acqua, ma possiamo stare relativamente tranquilli se riceviamo qualche schizzo, se la impieghiamo brevemente sotto la pioggia o se siamo su una spiaggia di sabbia finissima. Attenzione massima va comunque rivolta perchè questi meccanismi tra il monta e smonta di ottiche ed accessori, oltre che il continuo ruotare di ghiere e scorrimento di barilotti non sono certo esenti da usura.

La parola sistema è volutamente in maiuscolo per evidenziare un concetto fondamentale da capire. Spesso chi si avvicina alla fotografia fa l’errore di scegliere il corpo macchina guardando le caratteristiche e poi successivamente di costruirci attorno un corredo. Mai scelta più sbagliata! Vorremo certo fotografare anche fuori dalla canoa vi è da riflettere sul fatto che col tempo accumuleremo varia attrezzatura composta da obiettivi, flash ed accessori vari dedicati al sistema che abbiamo scelto. E nel corredo il corpo macchina è quello che ha la vita più breve… una lente di alta qualità spesso dura più del proprietario in quanto è costituita da vetro e metallo ed in questo settore l’evoluzione è relativamente lenta mentre i corpi macchina sono dispositivi elettronici che invecchiano rapidamente quasi quanto un pc o un televisore.
La tattica ideale è scegliere il SISTEMA che più si adatta alle proprie esigenze e poi trovare il corpo macchina adeguato tra le proposte di quel marchio che rientrano nel budget.

Ad oggi in realtà ci sono solo due sistemi da prendere in considerazione se si pratica attività vicino all’acqua ovvero quello Pentax (reflex) e quello Olympus (mirrorless). A dire il vero anche tutti gli altri marchi offrono la tropicalizzazione ma solo sui modelli di fascia molto alta per cui volendo scegliere tra i più noti nomi di Canon o Nikon (ma anche Fujifilm) bisogna prepararsi a sborsare oltre 1500€ per il solo corpo macchina senza considerare che le ammiraglie non sono mai progettate pensando a contenere pesi e dimensioni. Anche posto di voler fare un acquisto così impegnativo bisogna poi avere il coraggio di usare in canoa attrezzatura così costosa col rischio di mandare tutto a bagno.
Pentax ha fatto della tropicalizzazione un vanto, il web è pieno di video in cui si vede gente fare cose assurde come seppellirle sotto la sabbia e successivamente fare un accurato lavaggio con acqua corrente; io stesso ho provato a lavare la camera sotto una fontanella di acqua dolce dopo aver ricevuto spruzzi di acqua salata. In casa Pentax tutti i corpi macchina oggi in produzione sono in magnesio e tropicalizzati così come la maggior parte del parco lenti (compreso il 18-55 che solitamente si trova già nella scatola delle macchine entry-level).
L’opzione più allettante però sarebbe quella di Olympus: il sistema mirrorless è decisamente più snello e leggero ovvero più adatto a chi pratica attività sportiva. Purtroppo il corpo macchina più abbordabile ai nostri scopi è la OM-D E-M5 e versioni successive, anch’essa nota per la tropicalizzazione quasi estrema, che però già da solo costa attorno alle 800-900€ a cui poi serve aggiungerne almeno altre 500 per un’ottica di lunghezza standard tropicalizzata. Con Pentax si trovano offerte anche a meno di 500€ per kit corpo + ottica con dicitura WR (Weather Resistant – attenzione che è weather e non water). Un bel risparmio!


l’ottica

NOTA: attenzione alle sigle, non sono le stesse per tutti i marchi. In casa Pentax WR (Weather Resistant) indica la tropicalizzazione, non tutti gli obiettivi Pentax tropicalizzati riportano questa dicitura in quanto in alcuni più moderni è stata sostituita con AW (All Weather).
Altri marchi utilizzano sigle diverse ma non tutti potrebbero specificare nel nome la tropicalizzazione, fare riferimento alle schede tecniche reperibili sul web.

Quando dobbiamo scegliere l’ottica il consiglio fondamentale è quello di evitare come la peste forum e gruppi vari sul web. Da quel che si legge in quei posti parrebbe che per fare una semplice foto ricordo senza nessuna pretesa siano assolutamente necessarie lenti da svariate centinaia di €. L’ottica che solitamente si trova in kit ha lunghezza focale che va dai 18 ai 55mm, ovvero da un grandangolo non molto spinto fino ad un campo lievemente più ristretto di quello normale. Se è anche tropicalizzata si può dire non serva altro ma ,volendo andare oltre, capiamo quali sono i limiti: i 18 mm come grandangolo permettono di fare buone riprese in campo largo mentre ruotando la ghiera a 55mm potremmo sentirci parecchio limitati nell’eseguire scatti ravvicinati.

160mm su APS-C (240mm eq.), piani schiacciati e soggetti isolati dal gruppo numeroso tipico di un raduno.


Ho anche un 80-200 che utilizzo raramente perché non WR. Usare un tele in canoa rappresenta una sfida da cui si possono ricavare immagini che colpiscono in quanto risulteranno davvero insolite. Le fotografie che vediamo scattate dal kayak arrivano tutte da smartphone, action-cam o macchinette compatte: strumenti con angoli di campo davvero ampi. La prospettiva del teleobiettivo e la sua capacità di schiacciare i piani darà alle immagini una grande particolarità e sembrerà di vedere le cose con occhi diversi. Il tele, le rare volte che lo uso, lo preferisco per uscite di gruppo dove comunque nell’inquadratura è possibile includere un elemento di sfondo assieme ad un canoista relativamente lontano da noi; senza altre canoe in primo piano la magia svanisce perché si ottengono solo dei più semplici paesaggi come ve ne sono tantissimi. Oltretutto quando il gruppo è molto numeroso il teleobiettivo è in grado di isolare un kayak o un piccolo gruppo evitando di avere un’immagine caratterizzata dalla confusione di un raduno sparpagliato. Quando avrò un tele WR sicuramente lo userò più spesso… ok, 200mm sul formato APS-C sono forse troppi per l’instabilità intrinseca che si ha stando sull’acqua e mettersi a cambiare ottica in navigazione è fuori discussione. La soluzione migliore potrebbe essere andare a cercare un cosiddetto “tuttofare” o “superzoom” che va dal grandangolo al tele. Questo tipo di lente apparentemente perfetta ci permette di avere tutte le focali in un solo obiettivo; non se ne parla solitamente bene in quanto questi obiettivi tendono ad essere qualitativamente meno perfetti -dal punto di vista della resa ottica- rispetto a zoom dall’escursione più limitata. Consideriamo però che non dobbiamo fare stampe fine-art di grande formato e che da Facebook non si nota la differenza di resa tra un superzoom ed un’ottica fissa da 3000€. Se non siamo di quelli che passano le giornate al pc a riguardare le proprie foto ingrandite al 100% alla ricerca di imperfezioni e considerando che siamo in canoa e non in uno studio fotografico un compromesso da qualche parte va accettato, specie se non vogliamo spendere una fortuna.
Con un investimento un po’ più consistente del kit base con 18-55 Pentax offre anche la combinazione di alcuni corpi macchina con il 18-135 le cui qualità in termini di resa sono molto apprezzate, è tropicalizzato e sembrerebbe essere dunque il candidato ideale come scelta definitiva per le foto dal kayak.
In alternativa il 16-85 perde qualche decina di mm sul lato tele per guadagnarne un paio in grandangolo e se ne parla come di un’ottica dalla resa superba a cui non è stata assegnata la * (stella) di obiettivo top di gamma solo a causa del diaframma non sufficientemente luminoso.
In casa Olympus due le alternative: il 14-150 per chi preferisce qualcosa in più sul lungo o il 12-100 se si amano le visioni grandangolari.


NOTA: Per quanto riguarda la lunghezza focale i valori di riferimento per i due sistemi sono lievemente diversi in quanto diversa è forma e dimensione del sensore: leggermente più grande quello Pentax con rapporto 2:3 (fotmato APS-C in verde) e di poco più piccolo Olympus con rapporto 4:3 (formato micro4/3 in giallo).
Per paragonare le lunghezze focali si fa riferimento alle lunghezze equivalenti sul formato pieno (derivato dalle dimensioni della vecchia pellicola 24x36mm ancora usato oggi per alcune fotocamere di fascia alta, in rosso) per cui bisogna moltiplicare per 1,5 la focale Pentax e per 2 per Olympus.
Ad es. con 14mm Olympus (14×2=28mm equivalenti) si ha all’incirca l’angolo di visione dei 18 su Pentax (18×1,5=27mm equivalenti).

Volendo testare un grandangolo decisamente molto più spinto possiamo provare a fotografare con uno smartphone; se abbiamo modo di reperire una action-cam possiamo sperimentare anche la visione fisheye così da decidere se fa per noi ed acquistare in seguito un’ottica dedicata. Consideriamo però che andremo in contro ad una spesa elevata per una lente molto specialistica, spesso a focale fissa o qualora zoom di ancor più grandi dimensioni (nel sistema reflex, decisamente meno con mirrorless) nonostante la breve escursione di focali. In tutti i casi l’uso in kayak sarà limitato dato che ci si potrebbe stancare presto di fotografare solo con una vista così ampia; conviene quindi valutare bene prima di fare un acquisto in questo senso se non abbiamo intenzione di sfruttarla anche per altri progetti fuori dal mondo del kayak.

focali simili con apertura massima f4/5.6 oppure 2.8, la differenza di ingombro è notevole.

L’apertura massima del diaframma è un’altra caratteristica fondamentale delle lenti. In generale avere uno zoom con apertura maggiore è un grande pregio dato che potremo fotografare anche in condizione di luce scarsa ma consideriamo che, oltre al prezzo, crescono a dismisura anche pesi ed ingombri. In kayak conviene senza dubbio avere una lente piccola e leggera per rendere tutto l’insieme più maneggevole. Nel peggiore dei casi il diaframma più ampio disponibile sarà f5.6 e raramente rappresenterà un limite dato che per estendere il campo di messa a fuoco tenderemo a chiudere ad f8 o anche più.

Personalmente sono passato da un 18-55 f4/5.6 ad un 16-50 f2.8; praticamente stesse focali ma il 2.8 è grosso e pesante il doppio. L’apertura di 2.8 in kayak mi è servita giusto in qualche notturna e nelle grotte del Gargano (pur spingendo la sensibilità ISO verso i limiti), per il resto rimpiango la comodità di utilizzo del vecchio 18-55 kit che purtroppo si è guastato in seguito ad una caduta.

in una grotta del Gargano: f2.8 – 1/8s – ISO6400. Parametri al limite per un’immagine che comunque non eccelle in definizione. Di giorno ed all’esterno, per quanto possa essere nuvoloso, difficilmente sarà necessario scendere sotto f5.6 pur mantenendo tempi di posa ed ISO più umani.

conclusioni

Bene, una volta scelto corpo macchina ed obiettivo siamo pronti per imbarcarci ed iniziare a fotografare. Altri strumenti si aggiungeranno sicuramente alla nostra borsa da fotografo ma di fatto quando siamo a bordo del kayak non useremo nulla a parte qualche accessorio protettivo (contenitori, filtri, laccetti).

Nella sezione fotografia&co → attrezzatura si trovano le recensioni di alcune cose che utilizzo non solo da dentro il pozzetto ma anche una volta sbarcato (quello che inserisco non è tutta la mia attrezzatura ma solo quella specifica per uso outdoor come, ad esempio, un treppiede “sportivo” o una sacca stagna specifica per stivare la reflex sul ponte del kayak).